Le sculture di Franco Maschio animano i borghi friulani come piccoli monelli di legno, testimoni di un’infanzia eterna e di una memoria che si fa speranza. Le sue opere, scolpite nel legno e nella pietra, si confondono con il paesaggio urbano, diventando parte integrante di pozzi, panchine e fontane. Maschio è un artista di strada nel senso più nobile: le sue creazioni sono pensate per vivere all’aperto, a contatto con la vita quotidiana delle persone. Queste sculture, spesso bambini, sembrano prendere vita tra le stagioni, modificandosi con il tempo e resistendo agli agenti atmosferici. L’artista rifiuta l’idea di chiudere le sue opere in musei, preferendo che restino libere e “randagie”. Un’opera particolarmente significativa è quella realizzata da un tronco di cedro del Libano, simbolo di speranza e rinascita dopo il terremoto del 1976 in Friuli, oggi legata al Duomo di Venzone. Le sculture di Maschio celebrano la semplicità e l’emozione, trasformando materiali umili in poesia visiva e memoria collettiva.
I bambini di legno e la memoria scolpita
